Su Martì si potrebbero scrivere fiumi
di parole e trattati a livello biografico, politico e letterario e non c’è
scuola, ministero, museo, giardino o piazza principale di Cuba dove non
sia posto un suo busto o ritratto (egli compare anche sulle banconote cubane da
1 peso). Sotto l’obelisco di Plaza de La Revoluctiòn si può visitare un grande
mausoleo che raccoglie tutto lo scibile sul suo conto.
Nato a Cuba quando era ancora una colonia
spagnola, da giovanissimo rimase molto colpito dall’arresto e dalla
deportazione di un suo vecchio insegnante da parte dei dominatori spagnoli: da
quel momento decise di dedicare buona parte della sua vita alla causa
dell’indipendenza cubana e alla lotta contro lo schiavismo che sull’isola era
ancora molto praticato. Le autorità coloniali chiusero la scuola che
frequentava Martì il quale, nonostante la giovane età, aveva già composto
dei testi di successo (tra i quali il celebre sonetto “10 de octubre”); egli fu
quindi costretto ad abbandonare gli studi mentre continuava a crescere il suo
odio nei confronti dei colonizzatori e nel 1869 fu arrestato e incarcerato con
l’accusa di tradimento. Poiché aveva solo 16 anni, i genitori cercarono di
ottenere la sua scarcerazione interpellando direttamente il governo ma invano:
il giovane fu condannato a sei anni di reclusione durante i quali si ammalò a
causa delle lesioni causate dalle catene che gli cingevano le gambe
e fu deportato all’Isla de Pinos (ribattezzata dal 1978 Isla de la Joventud ).
In seguito fu confinato in Spagna a Madrid dove scrisse “El presidio politico
en Cuba”, pubblicato nel 1877, in cui denuncia gli orrori del carcere
coloniale; in Spagna completò gli studi, poi si trasferì per qualche tempo in
Francia finché nel 1877 riuscì a rientrare a Cuba sotto falso nome. Nel
1880 si trasferì negli Stati Uniti dove mobilitò la comunità degli esiliati
cubani con l’obiettivo della liberazione nazionale e la creazione di una
repubblica democratica: raggruppò tutti gli emigrati e gli esiliati fondando il
primo partito rivoluzionario di Cuba per ottenere l’indipendenza dalla Spagna
e, nello stesso tempo, per opporsi all’annessione di Cuba agli Stati Uniti.
L’11 aprile del 1895 sbarcò a Cuba con un reparto di esuli ribelli e il 19
maggio venne ucciso dalle truppe spagnole durante la battaglia a Boca de Dos
Rìos; è sepolto nel Cementerio Santa Efigenia a Santiago de Cuba.
Poeta sensibile, uomo dalla vita privata e
familiare costellata da amori intensi, Martì fu un gran pensatore
d’avanguardia che elaborò idee baluardo non solo per i rivoluzionari del suo
tempo ma anche per quelli delle generazioni successive. La sua opera omnia in
prosa, costituta da scritti politici, analisi economiche e resoconti sociali su
vari paesi del Caribe, è raccolta in 12 volumi; i suoi lavori meglio riusciti
ed apprezzati furono i trattati politici (“Manifesto di Montecristi”) e
soprattutto i libri per bambini: “ La Edad de Oro” è il più letto.
“I Versos Sencillos”, pubblicati a New York
nel 1891, ottennero un successo immediato: alcuni versi dei poemi della
collezione furono inseriti e trasposti in musica dal musicista spagnolo
Juliàn Orbòn in “Guantanamera” che è divenuta la canzone cubana più famosa
grazie al cantante e compositore cubano Joselìto Fernàndez che la interpretò
per la prima volta nel 1932 alla radio; tuttavia altre fonti attribuiscono la
stesura musicale finale di “Guantanamera” al musicista cubano Hèctor Angulo nel
1950; infine, grazie all’opera divulgativa del cantante statunitense Pete
Seeger (uno dei maestri di Bob Dylan e collega di Joan Baez alla ricerca di
canzoni di protesta contro la guerra) che nel 1963 eseguì la canzone in un
concerto alla Carnige Hall, “Guantanamera” divenne famosa a livello
internazionale e non solo tra le canzoni per la pace e la libertà.
La “Guajira Guantanamera”, come dice il
ritornello della canzone, è una contadina di Guantànamo, la baia cubana da
tempo proprietà del governo degli Stati Uniti sede della base militare dei
Marines e del carcere tristemente noto; la canzone è una stupenda poesia di
pace e di amicizia che, a parte rari casi, è stata sempre cantata nel suo testo
originale spagnolo (integrale o abbreviato) dai suoi innumerevoli interpreti
tra cui Joan Baez, Jackson Browne, Frank Sinatra e l’italiano Sergio Endrigo
(che ne ha fatto una versione italiana intitolata “La rosa bianca” cantata in
spagnolo e in italiano a Cuba nel 1964 al cospetto di migliaia di spettatori
tra i quali vi era Ernesto Che Guevara).
Yo
soy un hombre sincero
De donde crece la palma,
Y antes de morirme quiero
Echar mis versos del alma.
Guantanamera, guajira
guantanamera
Guantanamera, guajira guantanamera
Mi verso es de un verde claro
Y de un carmin encendido
Mi verso es un ciervo herido
Que busca en el monte amparo.
Guantanamera, guajira guantanamera
Guantanamera, guajira guantanamera
Cultivo una rosa blanca,
En Julio como en Enero,
Para el amigo sincero
Que me da su mano franca.
Guantanamera, guajira guantanamera
Guantanamera, guajira guantanamera
Y para el cruel que me arranca
El corazón con que vivo,
Cardo ni urtiga cultivo:
Cultivo la rosa blanca.
Guantanamera, guajira guantanamera
Guantanamera, guajira guantanamera
Yo sé de un pesar profundo
Entre las penas sin nombres:
La esclavidad de los hombres
Es la gran pena del mundo!
Guantanamera, guajira guantanamera
Guantanamera, guajira guantanamera
Con los pobres de la tierra
Quiero yo mi suerte echar.
Con los pobres de la tierra
Quiero yo mi suerte echar,
El arroyo de la sierra
Me complace más que el mar.
Guantanamera, guajira guantanamera
Guantanamera, guajira guantanamera.
GIOVANNA
1 marzo 2007 By Giovanna
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