Di questo
parere è il famoso percussionista Tito Puente, soprannominato “The King of
Latin Music”, che per certi versi si può considerare pioniere ed inventore di
questo ritmo, il quale intervistato in proposito pronunciò la famosa frase: “la
salsa si mangia, non si suona”.
L’opinione più diffusa sull’origine della salsa è che derivi dal son; il
son nacque a Cuba dopo il 1901 quando tra le pesanti restrizioni socio
culturali del periodo ci fu quella di vietare l’utilizzo dei tamburi africani
nelle orchestre cubane. Nato nelle campagne delle regioni orientali di Cuba, il
son si diffuse nelle Città cubane e in seguito fu esportato in America dagli
emigranti cubani che cercarono miglior fortuna nelle grandi città statunitensi
attratti dall’Eldorado americano. In queste grandi città americane c’era
l’abitudine di creare quartieri popolati da persone di analoga origine, così i
cubani vennero a contatto con gli elementi culturali di altre popolazioni di
origine ispanica: portoricani, colombiani, venezuelani, panamensi, uruguaiani,
portoghesi, creando l’ambiente ideale per la metamorfosi del son.
Fu così che negli anni ’60 nacque a New York questo nuovo ritmo
denominato “salsa”, le grandi case discografiche americane intuirono subito
l’enorme potenzialità di questo nuova musica frizzante, la pubblicizzarono, la
lanciarono e la diffusero prima in tutto il mondo latino-americano: Cuba,
Portorico, Repubblica Domenicana, Colombia, Messico, Venezuela; poi varcarono
gli oceani redendola famosa anche in Europa e Giappone dove nacque la famosa
“Oquesta del Sol”.
Tra i primi grandi interpreti di questo genere ci fu la
famosa “Fania all Stars” progettata e ideata dal grande flautista Jonny Pacheco
che riuscì ad assemblare una grandissima orchestra che comprendeva i più famosi
artisti latino-americani dell’epoca: Tito Puente, Celia Cruz, Roberto Romena,
Papo Luca, Ray Barreto, Ruben Blades, Roberto Rodriguez, Willy Colon.
In seguito con la diffusione della salsa, in tutto il mondo
latino-americano, nacquero altri grandi interpreti di questo genere, tra tutti
voglio citare: El Gran Combo de Puertorico, The Apollo All Stars, Cheo
Feliciano, Eddie Palmieri, Lerri Harlow (che introdusse il piano), Peregoyo y
su combo Vacano, Joe Arroyo, Fruko, Los Nemus del Pacifico, Oscar D’Leon, Gloria Estefan, La India, Willy Chirino, Gilberto Santarosa, March
Anthony, Victor
Manuelle. A Cuba negli anni 70/80 nacquero importanti orchestre che diedero
vita ad una particolare forma di salsa denominata “Timba”, tra i principali
interpreti segnalo: NG La banda e i Los Van Van, questi ultimi creati dal
grande Juan Formell inventarono anche una particolare forma di Son Cubano molto
più veloce chiamato “Songo”.
Nelle orchestre che suonano la salsa c’è una sezione ritmica composta da
strumenti fondamentali per il ritmo che sono: le congas, i bongoes, le timbales e la campana
(utilizzata, come las claves, per scandire il tempo); e da altri strumenti di
“contorno” come le maracas e il guiro.
Nelle orchestre salsere troviamo anche il pianoforte e il basso, che
completano la sezione ritmica e una sezione di fiati generalmente composta da
due trombe e due tromboni, raramente sono presenti le tastiere, le chitarre e i
sintetizzatori.
La salsa ha un tempo quaternario 4/4 cioè ogni battuta è composta da
quattro battiti; la clave, che determina il ritmo della salsa, si scrive su due
battute, ne deriva che il tempo della salsa viene diviso in otto battiti che si
contano: un, dos, tres, cuatro, cinco, seis, siette e ocho. Durante
l’insegnamento del ballo spesso non vengono contati i battiti cuatro e ocho che
segnano la pausa nei movimenti ma che devono comunque essere presi in
considerazione in quando fanno parte della frase musicale. Ballare a tempo
significa “entrare sull’uno” cioè sul primo battito della clave 3/2 che conta i
battiti: 1, metà 2, 4, 6, e 7. Ballare a tempo è un’usanza tipica del ballerino
europeo che è naturalmente portato a seguire la melodia in quanto tutte le
tradizionali danze europee vengono ballate seguendo la melodia; “sull’uno” maggiormente
entrano il cantante, il pianoforte, il basso e gli strumenti a fiato. Ballare
in controtempo significa entrare sul secondo battito della frase musicale della
salsa cioè sul primo battito della clave rovescia 2/3 che segna i tempi: 2, 3,
5, metà 6 e 8. Tutti i balli di origine afro-cubana nascono in controtempo
perché seguono i colpi delle percussioni che hanno l’accento forte sul secondo
battito, i ballerini di origine africana hanno quindi la naturale attitudine di
seguire la ritmica e quindi ballare in controtempo. Chi balla in controtempo spesso
segue il ritmo reale del colpo secco delle congas anziché quello segnato dalle claves,
che spesso danno origine ad un ritmo “immaginario” in quanto assenti o sovrastate
dagli altri strumenti musicali. Le congas infatti danno origine al famoso TU-TUM-PA,
cioè due colpi sincopati (TU-TUM), che segnano l’ottavo tempo della frase
musicale, seguiti da un colpo secco (PA) che segna appunto il secondo battito
della frase musicale determinando i tempo di entrata dei ballerini in
controtempo.
Nella salsa esiste anche un quarto movimento, chiamato “step” o “tap”,
che è una marcatura del primo battito nel ballo in controtempo; questo movimento, inizialmente nato per dare
maggiore continuità al ballo nelle salse più lente, grazie al suo gradevole
effetto estetico, è stato esteso anche ai motivi più veloci.
17 maggio 2006 By Marco Giovannini
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